Termografia Edifici Storici
La termografia negli edifici è una tecnica diagnostica molto utile anche nel campo del restauro e recupero di edifici storici o comunque che nel tempo hanno subito successivi interventi di ristrutturazione.
Infatti, trattandosi di una prova non distruttiva, rappresenta un valido aiuto per i restauratori nelle opere di consolidamento e di recupero in quanto permette di determinare vari tipi di problematiche presenti negli edifici storici, ma anche nelle opere d’arte (come ad esempio negli affreschi e nei dipinti), dove non sarebbe invece pensabile fare indagini invasive che danneggerebbero questi beni di pregio.
L’indagine termografica, grazie alla sua “non invasività” (non vi è contatto fisico con il bene oggetto d’analisi), permette di eseguire un numero illimitato di riprese, in ogni zona in cui vi sia la necessità e ogni qualvolta lo si desideri prima, durante e dopo i lavori di restauro.
Termografia Edifici Storici
Negli edifici storici, la termografia IR, ci consente di individuare, grazie al fenomeno della propagazione differenziata del calore all’interno della muratura a causa di diversi valori della diffusività termica, particolari architettonici non visibili a occhio nudo, come aperture preesistenti o nicchie successivamente chiuse, la tessitura muraria, la presenza di eventuali modifiche architettoniche realizzate con materiali differenti da quelli originali circostanti, lo stato degli intonaci e la loro adesione alla struttura portante, la condizione strutturale grazie anche alla mappatura di precedenti interventi di restauro.
La termografia attiva
Nelle applicazione di cui abbiamo parlato sopra ci si avvale spesso della termografia attiva che utilizza come sorgente l’irraggiamento solare.
A questo proposito riportiamo alcuni esempi.
Esempio 1
Nelle immagini sopra riportate viene sfruttata la capacità della termografia attiva di identificare la trama muraria dell’edificio, precedentemente sottoposto ad irradiazione solare.
Nell’immagine fotografica (quella di destra) si può solo vedere un muretto intonacato, in quella termografica è invece possibile comprendere la tecnica edilizia ed i materiali utilizzati.
Emerge infatti che il muretto è stato realizzato in mattoni ed è possibile determinare la loro dimensione e la modalità di posa degli stessi.
Esempio 2
Come per l’esempio precedente grazie alla termografia attiva è possibile visualizzare sulla facciata di un edificio sottoposto a irraggiamento solare la trama muraria non visibile invece nella fotografia in quanto nascosta dall’ intonaco e dalla tinteggiatura.
Nell’immagine termografica è chiaramente distinguibile, appena al di sopra della porta finestra, la nicchia predisposta per il cassonetto della tapparella.
Tale area risulta più chiara, è quindi più calda, rispetto alla muratura circostante. Questo perché la muratura in tale punto è più sottile e di conseguenza si è riscaldata prima rispetto alla muratura circostante che avendo una massa maggiore impiega più tempo a riscaldarsi a parità di irraggiamento solare ricevuto. Questo vale in fase di riscaldamento ovvero in presenza di sole. Se l’immagine vien però ripresa in fase di raffreddamento si troverà la situazione inversa ovvero la parete più sottile sarà più fredda e quella più spessa sarà più calda pochè avendo una capacità termica maggiore avrà un transitorio di raffreddamento più lungo.
Si fa notare che se però dovesse passare tanto tempo dall’irraggiamento senza che intervengano altre fonti di riscaldamento tutta la parete, spessa e sottile, arriverebbe alla stessa temperatura di equilibrio non permettendo così di rilevare alcuna differenza di temperatura. Quindi solo nel transitorio termico è possibile effettuare il rilievo termografico.
La termografia negli affreschi
Un’altra importante applicazione della termografia è nel campo della diagnosi dello stato di conservazione delle opere d’arte.
Grazie alla termografia IR è possibile infatti determinare ad esempio la preesistenza di operazioni di restauro in affreschi o dipinti o di comprendere, grazie a piccolissime differenze nell’emissività dei materiali e delle pigmentazioni utilizzate, quale parte dell’opera d’arte appartenga alla versione originale e quale sia invece stata effettuata in tempi successivi.
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